mercoledì 12 novembre 2008

Le conseguenze del decreto Gelmini: la parola agli insegnanti

Un gruppo di insegnanti di Rapallo ci ha inviato questo articolo che pubblichiamo, invitando alla lettura perchè ben sintetizza gli effetti pratici del decreto Gelmini.

Dal momento che sul decreto Gelmini sono state spese valanghe di parole, spesso da chi la scuola non la vive “dal di dentro”, giovedì 30 ottobre, giorno dello sciopero del comparto, un gruppo di insegnanti della Primaria di Rapallo si sono date appuntamento sul lungo mare di Rapallo per spiegare, volantino alla mano, alla cittadinanza perché questi tagli svaluteranno la formazione nella scuola pubblica. In una società come la nostra - affermano le maestre - dove si chiedono più competenze e conoscenze, la riduzione del tempo-scuola a 24 ore settimanali affidate ad un unico maestro impoverisce inequivocabilmente l’azione educativa e penalizza attività come i laboratori espressivi, di recupero e le uscite didattiche. La scuola dell’itinerario personalizzato per ciascuno dovrebbe rispettare i ritmi di apprendimento del singolo bambino, cosa che richiede tempo. L’obiettivo del decreto sembra essere quello di eliminare definitivamente il “tempo pieno” (40 ore), riconoscendo solo le 24 ore come tempo-scuola utile per esaurire gli apprendimenti di tutte le discipline. Spetterà ai singoli istituti sostenere i costi di copertura del servizio scolastico per le ore eccedenti le 24: le 16 aggiuntive potranno esistere in base alle risorse umane ed economiche presenti. Il piano programmatico per la scuola incrementa nella primaria il numero di alunni per classe di una unità per anno sino a raggiungere classi di 32 alunni; si alza il numero minimo anche nella scuola dell’infanzia passando da 15 a 18 per sezione. La riduzione del tempo-scuola pone un grosso interrogativo a quei genitori che lavorano e che per questo richiedono il tempo prolungato: come è possibile garantire i rientri senza attingere nelle tasche delle famiglie? Come si potenzia il tempo pieno? Interverranno le cooperative con personale non adeguatamente qualificato? Altro tema caldo riguarda l’indirizzo di ridimensionamento della rete scolastica che il ministero ha imposto alle Regioni, pena il commissariamento, in cui si riconosce la legittimità unicamente per istituti con almeno 500 alunni ed è richiesta la chiusura delle scuole con meno di 50 alunni. Le conseguenze nelle comunità che abitano in aree come l’entroterra ligure sono prevedibili: la perdita di un presidio culturale e sociale che indurrà un ulteriore spopolamento.

In merito a quest'ultimo passaggio, la Regione Liguria con un provvedimento licenziato proprio ieri si è impegnata a limitare gli effetti delle riforma sui piccoli plessi.

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